Oristano, parla la maestra sospesa per aver fatto recitare l’Ave Maria in classe: “Erano i bambini a chiedermelo”. Il racconto a “La vita in diretta”
Ha scatenato un dibattito più che prevedibile il provvedimento del ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara, che ha deciso di sospendere per venti giorni una maestra di Oristano che, in una classe terza di una scuola elementare, ha fatto recitare l’Ave Maria agli alunni senza il consenso dei genitori.
I fatti risalgono allo scorso 22 dicembre. La maestra, a cui era stata affidata un’ora di supplenza in una classe terza, aveva deciso di tenere la medesima abitudine che l’insegnante stessa ha confermato di praticare all’interno delle classi da lei seguite: quella di far recitare una preghiera ai bambini.
Un avvenimento che ha generato parecchio clamore, e che ha determinato la sospensione della maestra per ben venti giorni, nonché una riduzione del suo stipendio. Intervistata ai microfoni de “La vita in diretta”, la protagonista di questa assurda vicenda non ha esitato a far valere le proprie ragioni.
Oristano, parla la maestra che faceva recitare il rosario: “Me lo chiedevano i bambini”
A “La vita in diretta”, durante la puntata di mercoledì 12 aprile, Alberto Matano ha ascoltato la testimonianza della maestra di Oristano che, durante una supplenza in una classe terza di scuola elementare, ha fatto recitare l’Ave Maria ai bambini.
L’insegnante, che avrebbe l’abitudine di far pregare gli allievi delle classi da lei seguite, si è detta mortificata e adirata per il fatto di “non essere stata ascoltata“. “Nessuno mi ha chiesto la verità” – ha protestato la maestra di Oristano – “È vero, nella classe terza non avevo chiesto il consenso ai genitori, come invece ho sempre fatto nella quarta che seguo“.
L’umiliazione per la sospensione ricevuta e per la riduzione dello stipendio, tuttavia, sarebbe stata mitigata dall’affetto e dal calore che i suoi allievi le hanno dimostrato al suo rientro. La maestra di Oristano, che ha affermato di essere molto amata dai suoi bambini, si è espressa nei seguenti termini: “Spesso fingo di dimenticarmi di pregare. Sono loro a ricordarmelo e a chiedermi di recitare il rosario“.
Un’abitudine, insomma, che l’insegnante praticherebbe da moltissimo tempo, previo consenso dei genitori (fatta eccezione per questo caso isolato). L’unica consolazione, per la protagonista di questa scioccante vicenda, sarebbe proprio il legame che la consuetudine di recitare il rosario avrebbe contribuito a creare tra lei e i suoi allievi.