La procura di Trieste ha chiesto l’archiviazione del giallo di Trieste: la pensionata 63enne si sarebbe tolta la vita intenzionalmente.
Liliana Resinovich si è suicidata: è questa la conclusione della Procura di Trieste, che chiede oggi l’archiviazione del caso. Stando ai comunicati ufficiali, la 63enn si sarebbe volontariamente allontanata di casa per togliersi la vita. A oltre un anno dal rinvenimento del corpo, l’unica pista sembra proprio quella meno probabile agli occhi di familiari e affetti della pensionata triestina.
Lilly è scomparsa nel mese di dicembre 2021; da allora il suo caso resta un vero mistero. Il rinvenimento del cadavere risale al 5 gennaio 2022. Avviate in ritardo, le indagini sono durate oltre un anno: numerosi esami sono stati effettuati per scovare indizi e accertamenti utili ai fini dell’inchiesta.
Nonostante il ping pong di accuse tra i potenziali coinvolti – il marito Sebastiano Visintin, l’amico di vecchia data Claudio Sterpin e il vicino di casa Salvatore Nasti – nessuna convalida tra gli esiti risultati dalle diverse analisi: sul giallo di Liliana Resinovich persiste l’ipotesi suicidaria.
Caso Liliana Resinovich, la procura chiede l’archiviazione: “si è suicidata”
Tra gli esami genetici, irripetibili, botanici e altri studi sul caso, nessun esito è riuscito a sbilanciare la pista avanzata sin dall’inizio dalla Procura di Trieste: Liliana Resinovich si è suicidata. L’ulteriore conferma dell’ipotesi arriva questo martedì, 21 febbraio, insieme alla richiesta di archiviazione del giallo più sentito a livello nazionale.
La Procura di Trieste difende la ricostruzione dell’allontanamento volontario della 63enne triestina dalla sua abitazione, ubicata nel quartiere San Giovani, finalizzato all”intenzionale decisione di porre fine alla propria vita“, secondo quanto riporta il comunicato ufficiale citato da Tgcom 24.
Visualizza questo post su Instagram
A oltre un anno dall’inizio delle indagini, avviate con ritardo, la Procura chiede, pertanto, l’archiviazione del giallo, bollando il caso come suicidio. A firmare la richiesta è stata il pm Maddalena Chiergia, titolare del fascicolo vistata dal procuratore capo Antonio De Nicolo, e depositata agli atti.
La procura avanza la tesi suicidaria come unica pista possibile, assicurando che “nulla è stato trascurato” nelle indagini.