La Circe della Versilia: è il nome con cui è passata alla storia Maria Luigia Redoli. La donna è stata accusata di aver ucciso in maniera efferata il marito, aiutata dal suo amante. Che fine ha fatto
Luciano Iacopi, 69 anni, era un facoltoso agente immobiliare di Forte dei Marmi (Lucca). Era sposato da vent’anni con Maria Luigia Redoli, avvenente e affascinante donna. Non era un mistero che le cose tra i due andassero decisamente male. Vivevano da separati in casa ed entrambi portavano avanti delle relazioni extraconiugali. L’amate di Iacopi si chiamava Agata Tuttobene. La Redoli, invece, si frequentava con Carlo Cappelletti, di anni 24, giovane e aitante carabiniere a cavallo.
Lanotte tra il 16 e il 17 luglio 1989 Luciano Iacopi fu ritrovato privo di vita, ucciso barbaramente con ben 17 coltellate. Il suo corpo giaceva in una pozza di sangue nel garage, vicino alla Range Rover. Indossava canottiera e ciabatte. I sospetti si diressero immediatamente verso la moglie. Tuttavia, non poteva essere stata lei, aveva un alibi di ferro. Aveva trascorso la sera a cena fuori e poi a ballare presso la discoteca “La Bussola” insieme all’amante e ai figli, Tamara e Diego.
I carabinieri constatarono che i tempi per commettere l’omicidio, se fosse stata davvero Maria Luigia Redoli, erano risicati ma possibili. La donna, però, non si era cambiata d’abito e non era sporca di sangue. Un particolare condusse direttamente a lei. Commise l’errore di chiudere a chiave la porta di casa, forse compiendo un gesto automatico, senza pensarci. Gli altri due mazzi furono trovati al loro posto. Poteva essere stata solo lei.
La ricostruzione fu la seguente: la Redoli (soprannominata dalla stampa dell’epoca come la Circe della Versilia) attirò il marito Luciano Iacopi nel garage con una scusa. Ad attenderlo, l’uomo trovò Cappelletti che, armato di coltello, mise fine alla sua vita. I figli, ignari di quello che stava avvenendo, si trovavano in macchina. Il movente era economico. Maria Luigia Redoli sperava d’incassare un’ingente eredità.
La donna fu assolta in primo grado, ma condannata in Appello e Cassazione. Sia lei che Cappelletti si sono presi l’ergastolo. Tuttavia, è uscita dal carcere di Opera dopo aver scontato 24 anni. Sofferente per gravi problemi al cuore e ai reni, si è ritirata in un piccolo appartamento in via Pietro Leopoldo, ad Arezzo. Si è spenta da sola il 14 gennaio 2019. Con lei solamente due cani di piccola taglia. Ogni tanto due badanti andavano a sincerarsi delle sue condizioni.
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