Presso la sala stampa della Camera dei deputati la famiglia Orlandi, Cesaroni e Gregori insieme ai deputati di PD e M5S hanno presenziato per richiedere l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta.
di Melissa Landolina
20 dicembre 2022
Oggi nella Camera dei Deputati
Pietro Orlandi non si dà pace e torna a parlare della scomparsa di sua sorella Emanuela avvenuta il 22 giugno 1983 a Roma. Il fatto divenne uno dei più celebri casi irrisolti della storia italiana e vaticana. Oggi Pietro Orlandi presso la sala stampa della Camera dei deputati ha presentato insieme alla famiglia di Simonetta Cesaroni e Mirella Gregori e ai deputati firmatari della proposta, Roberto Morassut (PD) e Stefania Ascari (M5S), la richiesta di istituire una commissione parlamentare di inchiesta sui casi in questione. Pietro Orlandi ha preso parte al dibattito chiedendo ancora una volta chiarezza e la possibilità di intervenire laddove è stato negato in passato, denunciando una manipolazione analogica di alcune prove le quali ad oggi non è possibile reperirle in originale.
L’intervento di Pietro Orlandi
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Degli analisti lo hanno aiutato ad esaminare delle registrazioni risalenti a 8 anni dopo la scomparsa di Emanuela, dove si sente la voce di una ragazza che probabilmente stava subendo delle sevizie a sfondo sessuale. Il padre della vittima subito riconosce la voce di sua figlia ma il fatto è stato archiviato perché considerato frutto del lavoro di un mitomane. Appena chiusa l’inchiesta lo stesso Pietro ha avuto il coraggio di ascoltare quella cassetta ed ha riconosciuto anche lui la voce di sua sorella.
Presso la Procura e gli Archivi dello Stato sono stati ritrovati i documenti degli analisti del Sismi che hanno associato alla voce registrata quella della Orlandi. Tuttavia all’epoca sarebbero state realizzate delle manipolazioni analogiche su questo audio probabilmente per manomettere le prove.
Pietro Orlandi prosegue, sostenendo che è da 5 anni, ossia da quando è stata chiusa quell’inchiesta, che cerca l’audiocassetta originale. Potrebbe essere custodita nella Questura dell’archivio di Roma e proprio per questa ragione ci sarebbe bisogno di una commissione d’indagine per poterla richiedere