Melania Rea è stata assassinata barbaramente il 18 aprile 2011. La mano del killer apparteneva alla persona che più amava, quella che nessuno si sarebbe mai aspettato potesse compiere un gesto così atroce
di Daniela Germanà
22 Dicembre 2022
Omicidio Melania Rea: i fatti
18 Aprile 2011. Bosco di Colle San Marco. Nei pressi di un’area giochi c’è una famiglia serena composta da due giovani genitori e una bimba piccola, di soli 18 mesi. La madre, Carmela Rea (chiamata da tutti Melania) dice di doversi allontanare un attimo. Avverte il marito, Salvatore Parolisi, militare del 235° Reggimento Piceno, che ha necessità di usare la toilette e si reca in un bar poco distante. Passa più di un’ora e Melania non torna. Salvatore, preoccupato, fa scattare l’allarme. Iniziano le ricerche della donna.
Pochi giorni dopo, una telefonata anonima avvertirà della presenza di un cadavere in un bosco di località Ripe di Civitella. É proprio quello di Melania. É stata con 35 colpi di arma da taglio; gli slip e i collant sono abbassati sotto le ginocchia, ha una svastica incisa sulla sua pelle e una siringa conficcata a pochi centimetri dal cuore. Chi mai avrebbe potuto fare questo scempio a una giovane mamma? Si pensa all’ipotesi del serial killer. La verità è molto lontana.
Chi ha ucciso la giovane mamma?
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Melania Rea non ha subito abusi sessuali: questo è ciò che emerge dall’esame autoptico. La famiglia è disperata. La sua bimba, la piccola Vittoria, è condannata a vivere un’esistenza senza la propria mamma. Salvatore Parolisi va spesso in televisione, appare affranto, sconvolto. Si cerca il killer: che possa trattarsi di un maniaco pronto a ripetere il crimine? I segni lasciati sul corpo della donna potrebbero suggerire quest’idea.
Non è così. Gli inquirenti iniziano a spulciare i retroscena della vita della vittima. Si scopre che la sua famiglia, apparentemente così perfetta e felice, in realtà nascondeva un segreto. Salvatore Parolisi, infatti, portava avanti da tempo una relazione extraconiugale con una donna di nome Ludovica, sua allieva militare. Melania sapeva, aveva capito tutto quando il marito commise un errore contattandola da un cellulare che aveva riservato solo alle comunicazioni con l’amante. La donna sprofondò nello sconforto, affrontò “l’altra” che non negò il flirt con il marito ma ne venne sminuita l’importanza. Salvatore Parolisi le assicurò che voleva tornare a essere fedele e che entrambi potevano proteggere la loro famiglia.
La condanna
Tutte falsità. La mano che uccise Melania Rea fu proprio quella dell’uomo che amava. Parolisi non voleva perdere eventuale eredità, i diritti di padre, nè andare incontro a una causa divorzile complicata. I suoi atteggiamenti fecero insospettire gli inquirenti: non partecipò alle ricerche della moglie, non portò in spalla la sua bara al funerale, andò a oltranza nei salotti televisivi.
Nel luglio 2016 è stato condannato a vent’anni di reclusione per l’omicidio di sua moglie. La figlioletta Vittoria è stata affidata alla famiglia della madre. Nel momento in cui le fu tolta la vita Melania indossava un braccialetto con su inciso il nome di ‘Salvatore’ e una catenina che riportavano questa parole: “Con te sarà sempre un nuovo giorno d’amore”.