Nel pieno degli anni ’90 il noto imprenditore Maurizio Gucci venne assassinato. La persona dietro l’omicidio venne individuata nell’ex moglie. Come si svolsero i fatti
di Daniela Germanà
14 Dicembre 2022
Uno dei marchi prestigiosi che identifica lo stile e l’eleganza del made in Italy nel mondo è sicuramente Gucci. La casa di moda, però, al momento è gestita da Marco Bizzarri e appartiene al gruppo francese Kering. La famiglia Gucci ne perse la proprietà agli inizi degli anni ’90. Personaggio chiave fu Maurizio Gucci, nipote del fondatore Guccio, assassinato atrocemente.
L’uomo divenne azionista di maggioranza nel 1983 con la morte del padre Rodolfo. Entrò in contrasto con l’altro proprietario della maison, suo zio Aldo, fino ad estrometterlo con uno stratagemma poco onesto che coinvolse suo cugino Paolo. Maurizio promise a quest’ultimo di poter avviare un’attività in proprio utilizzando il nome Gucci; ordirono insieme per estromettere Aldo dalla società.
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Nel 1970
incontrò Patrizia Reggiani a una festa. Per lui fu subito attrazione; la donna era bellissima, molto somigliante ed Elizbeth Taylor. Si sposarono due anni nella Chiesa di San Sepolcro a Milano. Rodolfo Gucci si oppose fin da subito a questo matrimonio vedendo in Patrizia una donna estremamente interessata al denaro. La coppia viveva nel lusso più sfrenato. Dall’unione nacquero due figlia: Alessandra (1976) e Allegra (1981). Dopo 12 anni di matrimonio, Maurizio lasciò Patrizia per instaurare un rapporto con Paola Franchi.
Patrizia non accettò mai la situazione, iniziò a odiarlo con tutte le sue forze. In alcuni audio messaggi si sente la donna rivolgere al marito queste parole: “Sei uno mostro. Sei arrivato al limite estremo, anche le tue stesse figlie ti disprezzano che non vogliono più vederti per dimenticare il trauma. Sei un’escrescenza deforme, un’appendice dolorosa che tutte noi vogliamo dimenticare”.
Maurizio Gucci venne assassinato all’età di 46 anni il 27 marzo 1995. Si stava dirigendo presso l’ufficio della sua nuova società in via Palestro 20, a Milano. Ha salutato il portinaio, Giuseppe Onorato, e dopo aver fatto pochi scalini venne raggiunto da quattro colpi d’arma da fuoco da un sicario. Anche il portinaio verrà colpito ma, fortunatamente, riuscì a salvarsi. Si pensa a qualsiasi ipotesi sul movente, tra cui questioni di affari dovute all’ipotesi che Maurizio avesse falsificato la firma del padre Rodolfo per ottenere più potere in seno all’azienda. Al più presto, però, si fece strada l’idea della pista passionale.
Si scopre ben presto che Pina Auriemma, grande amica di Patrizia Reggiani, avesse assoldato per suo conto tre uomini per compiere l’omicidio: Benedetto Ceraulo (esecutore materiale), Orazio Cicala (autista dell’assassino) e Ivano Savioni (organizzatore del colpo). La cifra pattuita fu a 600 milioni di lire. Vennero tutti arrestati. Patrizia Reggiani fu condannata a 26 anni di reclusione. Ne ha scontati 18 anni e ha concluso la sua pena svolgendo attività di volontariato.
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