Proseguono le indagini sul giallo di Trieste. Il marito di Liliana Reinovich, Sebastiano Visintin, è stato interrogato in procura su un gomitolo di lana
di Carolina D’Elia
7 Dicembre 2022
A quasi un anno dalla scomparsa, il rinvenimento del corpo di Liliana Resinovich resta ancora oggi un grande mistero. Nella lista dei casi freddi nazionali, il giallo di Trieste continua a interrogare l’intero territorio nazionale.
Omicidio o suicidio?
Nonostante l’iniziale pista avanzata dagli inquirenti pendesse sull’ipotesi del decesso deliberato da parte della 63enne triestina; la teoria non ha mai convinto familiari e persone vicine alla vittima.
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Scomparsa il 14 dicembre dello scorso anno, Liliana Resinovich, conosciuta anche come Lilly, è stata rinvenuta senza vita il 5 gennaio in un parchetto dell’ex ospedale psichiatrico del suo quartiere, San Giovanni (Trieste). Il cadavere era avvolto da due grandi sacchi della spazzatura; il capo, cinto da altri due sacchetti della spesa.
Da allora, le indagini proseguono senza sosta tra gli esiti degli esami irripetibili e dai risultati delle analisi di laboratorio per rispondere con certezza al quesito che orbita attorno al caso: Liliana si è suicidata o è stata uccisa?
La pista inizialmente avanzata dagli inquirenti, il suicidio, consegue ai risultati di differenti esami. Le analisi genetiche non hanno rilevato tracce di DNA né del marito di Lilly, Sebastiano Visintin, né dell’amico, Claudio Sterpin, né del vicino di casa, Salvatore Nasti.
Sul decesso di Liliana Resinovich sono state inoltre escluse le ipotesi relative alla morte per intossicazione (esami tossicologici) e all’abuso o aggressione fisica (esame autoptico). Ciononostante, familiari della vittima e opinione pubblica ancora stentano a credere all’ipotesi “assurda” del suicidio.
Tra gli scettici vi è anche il marito di Liliana Resinovich, Sebastiano Visintin.
Stando a quanto riporta il noto programma in onda su Rete 4, Quarto Grado, l’uomo sarebbe stato interrogato dagli inquirenti della Procura della Repubblica di Trieste. La convocazione risalirebbe al 28 novembre: il marito di Lilly sarebbe stato chiamato a rispondere con riferimento al rinvenimento di un gomitolo di lana all’interno di un cassetto dell’abitazione dove conviveva con la moglie; filo di spago che, stando a quanto riporta la nota trasmissione di Gianluigi Nuzzi, non sarebbe dissimile a quello rinvenuto legato attorno al collo della vittima.
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