Francesca Alinovi, vittima di un atroce delitto avvenuto nei primi anni ’80. Chi la uccise con una ferocia inaudita? Una grave perdita per il mondo dell’arte contemporanea
di Daniela Germanà
6 Dicembre 2022
Bologna, 12 giugno 1983. Una giovane donna di 35 anni viene trovata morta nel suo appartamento in via del Riccio al civico 7. É in un lago di sangue. Il suo corpo è stato martoriato con ben 47 coltellate. La ferocia che il killer ha riversato su di lei è sconvolgente. La vittima è Francesca Alinovi.
Originaria di Parma, si laureò in Lettere all’Università di Bologna. Non è una persona qualunque. Il suo talento, la sua spiccata sensibilità e il fiuto nello scoprire stelle emergenti, la rendono presto una ricercatrice brillante del Dams del capoluogo emiliano e talent-scout di artisti d’avanguardia. In pochi anni la sua carriera è straordinaria, entra in contatto con i grandi nomi del panorama pittorico internazionale. Keith Haring disse di lei che la donna fu artefice dell’intervista migliore che qualcuno gli abbia mai fatto nella sua vita. Kenny Scharf la annoverò come la prima critica d’arte a prenderlo veramente sul seriamente. Il suo modo teatrale d’insegnare fa sì che venga identificata come una docente alternativa e i suoi seminari sono seguitissimi, definiti un’esperienza sperimentale d’alto livello.
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La casa bolognese in Via del Riccio della vittima era un porto di mare. La donna era solita ospitare artisti e amici di continuo nel proprio appartamento, dando loro le chiavi e consentendo, quindi, libero accesso quando più ne avevano desiderio. Le indagini delle forze dell’ordine si concentrarono su Francesco Ciancabilla, giovane pittore, studente di Francesca Alinovi, divenuto poi suo amante. L’uomo aveva circa dieci anni meno della professoressa. Lei ne era innamorata alla follia. Nel suo diario, rinvenuto dopo la morte, scrisse: “Francesco mi piace come se fossi una ragazzina di 13 anni, mi piace come se non mi fossi mai presa una cotta in vita mia”. La Alinovi soffriva per la relazione fatta di distanze e tormenti.
Si legge ancora nel diario: “la mia vita senza scopo, la mia vita senza la felicità di sentirmi amata da lui, continuare ad amarlo anche se lui non mi desidera carnalmente, non vibra della mia passione”. Tuttavia, la Alinovi non smise mai di spingere e promuovere le opere di Ciancabilla. La Corte d’Assise d’Appello di Bologna e la Corte di Cassazione confermarono la condanna di Francesco Ciancabilla. Riuscì a scappare aiutato dalla famiglia; seguiranno per lui 11 anni di latitanza in giro per il mondo, prima in Brasile poi in Argentina e infine in Spagna.
Ciancabilla venne quindi arrestano in Spagna e condannato a scontare 15 anni di carcere: un po’ pochi per un omicidio compiuto con tale ferocia. Lo pensa anche lui che, intervistato da Franca Leosini in una puntata di “Storie Maledette”, ha dichiarato: “In Italia si condanna per chiudere un caso”. Si è sempre dichiarato innocente. Finirà per rimanere dietro le sbarre solo per 9 anni. É stato lui o davvero gli è stata riversata la colpa semplicemente per concludere in fretta le indagini? Il mistero dura da quasi 40 anni.
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