Emanuela Orlandi, Alì Agca torna a parlare: “L’hanno presa..”

Nuove rivelazioni sul caso di Emanuela Orlandi: l’attentatore del Papa scrive al fratello Pietro e lancia accuse pesanti

Francesca Bloise

14 Dicembre 2022

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Mehmet Alì Agca (Ansa Foto) – YESLIFEMAGAZINE.IT

Il caso di Emanuela Orlandi si riapre, benché non si sia mai chiuso realmente, e questa volta con alcune indiscrezioni che fanno tremare la chiesa e chiamano in causa il Vaticano e Papa Giovanni Paolo II. A parlare Mehmet Alì Agca, il turco 64enne, oggi libero, che nel 1981 sparò a Papa Giovanni Paolo II.

È lui che scrive direttamente al fratello della 15enne scomparsa nel giugno del 1983 a Roma in circostanze strane e mai ritrovata, Pietro Orlandi e a lui confida nuove rivelazioni sul rapimento. Per il fratello una lettera, il cui contenuto è stato rivelato dal Corriere della Sera. Non è la prima volta che Agca parla della 15enne. Questa volta però spiega il rapimento e tira in ballo le suore.

Emanuela Orlandi: le nuove rivelazioni di Alì Agcaù

Pietro Orlandi primo piano
Pietro Orlandi (Ansa Foto) – YESLIFEMAGAZINE.IT

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Secondo Ali Agca quello di Emanuela Orlandi sarebbe stato un rapimento legato alla scomparsa di un’altra giovane: Mirella Gregori anche lei scomparsa a 15 anni, a Roma, nel 1983. Due rapimenti decisi e gestiti dal Vaticano e da uomini che erano “vicinissimi al Papa”.

Nella lettera il turco specifica che le ricerche, l’impegno e le trattative sono state solo una facciata ma che dietro era già tutto organizzato e gestito “da pochi alti prelati”. Per l’uomo si è trattato di un “fatto tutto vaticano” e la giovane fu presa in consegna dalle suore fin dal primo momento. Emanuela avrebbe compreso il suo ruolo e la situazione e avrebbe accettato serenamente il suo destino.

L’uomo che oggi vive a Istanbul dice di sapere tutto questo grazie ad un padre spagnolo, un uomo molto religioso che non mente e che ha visto sia in Italia che in Turchia. I due sequestri per Agca avrebbero un movente preciso: far in modo che l’attentatore del papa fosse liberato con la concessione della grazia da parte del presidente Sandro Pertini che però, dice, “non era manovrabile”. In cambio della sua liberazione l’accusa, desiderata da Wojtyla, verso i Servizi segreti bulgari ed il Kgb sovietica.

Pietro Orlandi considera attendibile questa lettera sottolineando come il turco non ha mai cambiato la sua versione, dal 2010 ad oggi e così si rivolge di nuovo a Papa Bergoglio e chiede di riaprire le indagini per capire qual è stato il movente e le modalità.

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