Il 21 febbraio 2001 è una data che non verrà ma dimenticata nel piccolo paese di Novi Ligure. I giovani Erika e Omar si macchiarono del più atroce dei delitti: un orrore che non verrà mai dimenticato
di Daniela Germanà
16 Dicembre 2022
21 febbraio 2001. Novi Ligure, provincia di Alessandria. Una coppia di malviventi extracomunitari, presumibilmente di origine albanese, si è introdotta nella villetta della famiglia De Nardo per compiere una rapina. Il delitto va a finire male. La padrona di casa, Susanna Cassini, è all’interno. Sorprende i malviventi e la uccidono con 40 coltellate. Stessa sorte tocca al figlio undicenne della donna, Gianluca De Nardo, raggiunto da ben 57 fendenti. Fortunatamente si salva la figlia maggiore, Erika, che dà l’allarme. Questo è ciò che la ragazza racconta, dicendo di essersi miracolosamente salvata.
Peccato che sia tutto falso. Molte circostanze non convincono gli inquirenti. La porta dell’abitazione non è scassinata o manomessa. La tentata rapina si sarebbe compiuta in un orario insolito, quando era ovvio che le famiglie sarebbero tutte rincasate. Inoltre, se di rapina si è tentata, perché i criminali non hanno portato via nulla? E poi un totale di 97 coltellate: una ferocia troppo grande che tradisce ben altra volontà. I sospetti ricadono immediatamente sulla stessa Erika. Tenuta in custodia in una stanza insieme al fidanzato, il coetaneo Omar Favaro, cade in una trappola. Le forze dell’ordine nascondono, infatti, delle telecamere e ascoltano i dialoghi dei due che confessano gli omicidi.
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Da tempo i rapporti tra Erika De Nardo e la madre 41enne, la contabile Susanna Cassini, erano instabili. I voti a scuola della ragazza erano deludenti e le sue compagnie poco raccomandabili. Le liti erano all’ordine del giorno. Erika aveva voglia di ribellione e libertà. Per questo motivo ha pianificato il terribile delitto insieme al fidanzato Omar. La sera del 21 febbraio 2001 si sono nascosti in casa, hanno aspettato il rientro di Susanna Cassini, l’hanno immobilizzata e colpita con un coltello da cucina. La donna, mentre moriva, avrebbe gridato alla figlia il suo perdono, e l’avrebbe implorata di risparmiare il fratello. Purtroppo, non è stata ascoltata. Gianluca De Nardo, sentendo il trambusto provenire dal piano inferiore della villetta familiare, è andato a verificare cosa stesse accadendo. Anche lui ha trovato la morte per mano della sorella e di Omar; era un testimone troppo scomodo, non poteva rimanere in vita.
L’unico a salvarsi è stato il padre, Francesco De Nardo, ingegnere e dirigente dell’azienda dolciaria Pernigotti. Non si trovava a casa al momento del delitto. Erika avrebbe ucciso anche lui ma il fidanzato, stanco e ferito a una mano, si sarebbe rifiutato. La strage di famiglia ha reso celebre il paese di Novi Ligure, conferendogli per sempre una famigerata notorietà.
Durante gli interrogatori e il processo i killer si sono vicedevolmente scambiati la colpa della pianificazione e dell’atto materiale. Erika De Nardo è stata condannata a 16 anni di reclusione. In carcere ha conseguito la laurea in filosofia nell’aprile del 2009. É stata scarcerata nel 2011 e sta tentando di ricostruire la sua vita, affiancata dal padre che, nonostante tutto, le è rimasto sempre vicino.
A Omar venne inflitta una condanna di 14 anni di reclusione. É stato scarcerato nel marzo 2010 per buona condotta. Risiede in Toscana e ha incominciato a lavorare come barista. Vuole una famiglia con la sua nuova fidanzata e vuole dimenticare tutta la vicenda che lo ha legato ad Erika.
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