Il caso del rapimento e omicidio del piccolo Tommaso Onofri ha riempito di dolore l’Italia intera. Uno dei due assassini aveva alle spalle un terribile precedente
di Daniela Germanà
23 Dicembre 2022
Caso Onofri: i fatti
Casalbaroncolo, frazione del comune di Parma. É il 2 marzo 2006. A casa Onofri si sta trascorrendo una serata normale. Nel casolare di famiglia sono presenti il papà Paolo, la mamma Paola Pellinghelli, il figlio maggiore Sebastiano (7 anni) e il piccolo Tommaso di soli 17 mesi. All’imrpovviso va via la corrente. Paolo Onofri va fuori dall’abitazione per controllare il contatore ma viene spinto immediatamente dentro da due uomini. Uno indossa un casco integrale, l’altro una calzamaglia per camuffarne i connotati.
Portano via la misera somma di 150 euro. Legano malamente con del nastro adesivo i tre membri più grandi della famiglia Onofri ma portano via con loro Tommaso. Dopo qualche minuto la madre Paola riesce a liberarsi. Scatta immediatamente l’allarme. Il caso commuove l’Italia intera. Si scatena una mobilitazione imponente alla ricerca del bambino e si uniscono le suppliche per liberarlo, per farlo ritrovare sano e salvo.
I sospetti su Paolo Onofri e la cattura degli assassini
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Le indagini si concentrano inzialmente in seno alla famiglia. Gli Onofri sono una famiglia di condizioni ecnomiche normali. Paolo dirige un ufficio postale, anche la moglie è impiegata in tale settore. Che il rapimento di Tommaso abbia uno scopo ritorsivo? Viene sequestrato un computer appartenente a Paolo Onofri in cui vengono ritrovati contenuti pedopornografici. In seguito patteggerà per la detenzione di tali file ottenendo 6 mesi di reclusione come pena.
Il caso subisce una svolta quando la scientifica rinviene una chiara impronta digitale sul nastro adesivo usato per immobilizzare i familiari di Tommaso. Appartiene a Salvatore Raimondi. Chi è costui? Si tratta di un operaio che aveva lavorato in casa Onofri per compiere alcuni lavori di ristrutturazione. L’uomo viene arrestato. In seguito viene identificato anche il suo complice: Mario Alessi, anch’egli operaio. Dopo aver giurato e spergiurato di non aver nulla a che fare con la sparizione del bambino, alla fine Alessi confessa: Tommaso è morto, lo hanno ucciso solo venti minuti dopo il rapimento. Lo stesso uomo conduce le forze dell’ordine nel luogo dove ha gettato il cadavere. Le speranza sono finite.
Mario Alessi viene condannato all’ergastolo, alla sua complice e compagna (Antonella Conserva) vengono inflitti 24 anni di reclusione e 20 per Salvatore Raimondi. A quanto pare, nella vita di Mario Alessi c’è un altro orrendo precendente. L’uomo, infatti, proviene dalla Sicilia. Nella sua regione (a San Biagio Platani, nell’agrigentino) ha violentato una ragazza minorenne, fidanzata di un carabiniere, imbavagliato e costretto ad assistere alla scena straziante legandolo a un albero. Per questo reato fu condannato a sei anni.