Com’è morta Ombretta Galeffi, moglie del famoso medico Carlo Nigrisoli? Omicidio o suicidio? Il loro matrimonio non era sicuramente tra i più felici. Un mistero denso di situazioni irrisolte
di Daniela Germanà
30 Novembre 2022
Bologna, periodo del boom economico in Italia. Nel capoluogo dell’Emilia Romagna è rinomata la Casa di Cura Nigrisoli, gestita dal capace medico Pietro Nigrisoli e dove lavora anche il figlio Carlo. La famiglia gode di una fama positiva in città.
Carlo era sposato con la giovane Ombretta Galeffi, conosciuta grazie all’amicizia con il fratello di quest’ultima. Ombretta è il prototipo della donna perfetta per l’uomo italiano di inizio anni ’60. Dolce, dimessa, dedita alla famiglia, colta ma poco ambiziosa. Da lì a poco ci sarebbe stata una rivoluzione culturale che avrebbe ribaltato la situazione. Carlo e Ombretta avevano tre figli piccoli. Conducevano una vita serena e agiata a Bologna. Lui era un uomo mondano; Ombretta, invece, preferiva rimanere spesso nel loro appartamento che si trovava all’interno della clinica di famiglia.
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il 14 marzo 1963 Ombretta Galeffi morì a 38 anni. La causa del decesso fu un’iniezione di un derivato del curaro, un potente veleno paralizzante, presente nella clinica perché a volte, in dose minime, veniva usato come anestetico. Al suo capezzale per cercare di salvarla accorsero una serie di medici, tra cui il marito e il suocero. Purtroppo, non c’era più nulla da fare per lei, poterono solo accertarne la dipartita. Parve subito chiaro che Ombretta si fosse uccisa. Niente segni di violenza, nessuna goccia di sangue, solo un piccolo foto causato dalla siringa.
Negli anni ’60 c’era meno conoscenza e meno attenzione a problemi di salute mentale su cui oggi c’è più sensibilizzazione. Con il senno di poi, è evidente che Ombretta soffrisse di una grave depressione post partum. Inoltre, Carlo da tempo conduceva una seconda vita più “allegra” fuori di casa. Si vocifera che avesse avuto diverse scappatelle. S’innamorò perdutamente di una 21enne di nome Iris Azzali, chiamata la ‘Kim Novak di Casalecchio’, conosciuta durante una medica. Che Ombretta si fosse uccisa per questo motivo? O si trattava di altro? All’epoca, infatti, in Italia non esisteva ancora il divorzio. Valeva ancora la norma “finché morte non vi separi”. E se Carlo l’avesse presa alla lettera?
Per gli inquirenti non c’era dubbio. Si trattò di uxoricidio. Carlo aveva ucciso la moglie inscenando un suicidio. Si professò sempre innocente. Venne condannato all’ergastolo in primo grado. In appello la sentenza venne commutata in 24 anni, confermata dalla Cassazione. La grazia verrà sempre rifiutata. Uscì dal carcere a 63 anni nel 1988. Nel 1993 finì sulle cronache rosa per via del suo secondo matrimonio. Sposò, infatti, Mara Pezzi, un’insegnante separata di 47 anni. La donna fu sempre assolutamente certa dell’estraneità ai fatti del marito. Disse ai giornalisti dell’epoca che non l’avrebbe mai sposato se lo avesse ritenuto capace di uccidere qualcuno.
Rimane il dubbio che Ombretta Galeffi possa essersi tolta la vita per vendetta. Viveva in clinica, sapeva dove trovare siringhe e medicinali. Aveva studiato farmacia, conosceva perfettamente gli effetti delle sostanze. E se avesse fatto tutto per incastrare il marito e vendicarsi della vita infelice a cui l’aveva costretta? Rimarrà sempre un mistero.
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