“Vite al Limite”. La trasmissione in onda su Real Time, segue le vicende di pazienti patologicamente obesi del Dr. Nowzaradan. Il caso di Jeanne Covey è diverso da tutti gli altri. Non è finita con un successo ed è stata portata avanti una denuncia
La docu-serie “Vite al limite” mostra il difficile percorso di persone affette da obesità patologica nel tentativo di ritrovare forma e salute. Il programma originariamente doveva essere una miniserie di soli cinque episodi. Il successo riscosso fu talmente grande e dilagante da essere rinnovato per dieci stagioni.
Ogni puntata è dedicata a un paziente seguito dalle cure del chirurgo bariatrico Younan Nowzaradan. Molti riescono a perdere i numerosi chili in eccesso, altri lottano più duramente con il cambiamento dello stile di vita. Il caso di Jeanne Covey è sicuramente tra i più controversi.
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Jeanne Covey è apparsa nell’undicesima puntata della settima stagione di “Vite al limite”. All’epoca aveva 39 anni, originaria di Big Sandy, nello stato del Texas, e pesava 319 kg.
Come la maggior parte degli individui che hanno partecipato al programma, anche Jeanne ha lottato con un passato orribile. Aveva solo cinque anni quando iniziò a rubare e mangiare spuntini malsani. Fu molestata dal compagno della madre madre e il cibo divenne la sua unica fonte di conforto e felicità. Diventò una vera e propria dipendenza.
Alle soglie dei 40 anni decise che era giunto il momento di fare qualcosa e riprendere il controllo della propria vita. Per questo motivo ha contattato il Dr. Nowzaradan e la sua equipe. Aveva iniziato a ottenere alcuni piccoli progressi quando le cose hanno preso una brutta piega. Sua madre, Barbara, si è ammalata e si è sottoposta a un intervento chirurgico.
Inoltre, si rese conto che era passato un tempo insolitamente lungo dall’ultima volta che aveva avuto notizie da suo padre. Contattò le autorità per accertarsi che stesse bene. Purtroppo, non era così. Lo trovarono privo di vita nel letto di casa sua.
Jeanne ha deciso di interrompere a metà il percorso iniziato. Inoltre, è stato reso noto che ha citato in giudizio la società di produzione di “Vite al limite”, Megalomedia. Ha affermato che non è stata mantenuta la promessa di pagare le spese mediche. In aggiunta, sia lei che la madre sarebbero state minacciate per continuare le riprese dello show anche quando non volevano a causa del lutto subito.
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