Chi era il mostro della Salaria? Un uomo terrificante e spregiudicato, un serial killer di sconvolgente violenza. Ernesto Picchioni usava uno stratagemma subdolo per attirare le vittime in una trappola omicida. Qual è la sua storia
di Daniela Germanà
24/11/2022
Nato ad Ascrea in provincia di Rieti il 3 maggio 1906, Ernesto Picchioni è passato alla storia come il primo omicida seriale del nostro paese che ha ordito i suoi efferati crimini nel secolo XX. I giornali dell’epoca gli affibbiarono diversi soprannomi come “il mostro di Nerola” o “il mostro della Salaria”. E lui un mostro lo era per davvero. Lo si evince dalle azioni cariche di violenza e dalla spaventosa premeditazione.
Si ritiene sia responsabile dai 4 ai 16 omicidi avvenuti nella sua dimora in provincia di Roma dove si trasferì nel 1944 insieme alla moglie, una donna di nome Angela Lucarelli. I due ebbero quattro figli. Secondo i racconti dell’epoca. Ernesto Picchioni era un uomo di scarsa cultura, senza un’occupazione fissa, appartenente al basso ceto sociale. Trascorreva le sue giornate in bische clandestine e ubriacandosi nelle osterie. Di carattere dispotico e manipolatorio, soggiogava i membri della sua la famiglia, imponendo la sua volontà.
Nonostante gli spregevoli crimini commessi, gli esperti sono soliti “giustificare” Picchioni e metterlo su un livello diverso rispetto a tutti gli altri serial killer a seguito delle motivazioni che lo hanno spinto. In lui, infatti, non c’era sadismo o un profondo piacere nel togliere la vita altrui; lo faceva per mero profitto.
Ernesto Picchioni viveva presso un domicilio fatiscente al km 47 della via Salaria. L’abitazione consisteva in un edificio di due piani, occupato abusivamente. L’uomo era solito sparpagliare nei dintorni della casa chiodi piegati o pezzi di vetro in modo che gli sventurati che si fossero ritrovati a passare di là in bicicletta, avrebbero bucato le ruote. Quando costoro andavano a chiedere aiuto presso la sua casa, egli si dimostrava accogliente e offriva cibo e ristoro. Durante la notte, però, li uccideva e li derubava dei loro averi.
Intorno alla casa del mostro di Nerola vennero ritrovati quattro cadaveri, carcasse di cani uccisi e resti di biciclette smontate. Nel paese vennero rinvenuti altri due corpi (di un ragazzino di 23 anni e di un anziani signore), tuttavia non saltò mai fuori una prova che collegasse questi due omicidi con Picchioni.
Le sue vittime sarebbero molteplici. Non si conosce il numero esatto perché, stando a quello che riferì la moglie, faceva a pezzi i resti e li dava in pasto ai maiali. Fu arrestato; il 13 marzo 1949 la Corte d’Assise di Roma lo condannò a due ergastoli e 26 anni di carcere. La perizia accertò l’assenza di infermità mentale.
Durante una visita in carcere tentò di aggredire papa Giovanni XXIII. Due dei suoi figli, Carolina e Gabriella, vennero adottate nel 1952 dall’imprenditore Robert Wilbraham Fitz Aucher, magnate dell’acciaio. Ereditarono in seguito 2 milioni di dollari. Ernesto Picchioni morì dietro le sbarre nel maggio del 1967.
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