Massimo Bossetti è stato condannato a scontare la sua vita in carcere per l’omicidio di Yara Gambirasio. Tuttavia in molti sono convinti della sua innocenza.
Yara Gambirasio è stata trovata morte nel febbraio del 2011, poco distante dalla palestra in cui si allenava. La giovane aveva 13 anni e viveva a Brembate di Sopra con la sua famiglia. Ad essere accusato un operaio di Manoppello, sposato e con tre figli.
Nonostante la sentenza che l’ha condannato all’ergastolo, ancora ci sono molte ombre sull’accusa di omicidio.
”Le iene” sono tornate a parlare del caso e hanno ricostruito i capi d’accusa, individuando molti buchi con l’aiuto del legale di Bossetti, l’avvocato Claudio Salvagni.
In primis a lasciare dubbi riguardo la sua colpevolezza, la perizia sul DNA. Perché?
Ogni cellula del nostro corpo comprende una parte nucleare ereditata da entrambi i genitori e una mitocondriale ereditata solo da uno dei due. Nel caso di Massimo Bossetti la compatibilità con il DNA trovato sugli indumenti di Yara Gambirasio corrisponde solo in parte perché manca la parte mitocondriale.
La difesa di Massimo Bossetti
Risultano esserci anomalie nelle analisi dei carabinieri, sono stati usati kit scaduti da oltre un anno.
E’ la difesa che richiede di analizzare il DNA ma è stato negato dalla Corte perché il Dipartimento era stato abbastanza esaustivo ma in appello ha chiarito che pur volendo non si potevano fare altre analisi perché non erano più presenti materiali di campione di sangue.
Nel novembre 2019, a un anno dalla sentenza definitiva, è risultato che quello che era stato detto dal Tribunale non era veritiero poiché il DNA è sempre stato disponibile presso l’ospedale San Raffele. Solo successivamente è stata autorizzata la difesa ma esclusivamente per la visione. La conservazione del DNA è stata spostata dalle Forze dell’Ordine agli Uffici Corpi di Reato ma essendo stati lasciati a temperatura ambiente si rischia l’inutilizzo dei campioni.
Inoltre, non sono state trovate tracce nel furgone di Massimo Bossetti.
Ciò che ha fatto maggiormente eco tra l’opinione pubblica è stato il ritrovamento di materiale pedopornografico nel PC di Bossetti. In realtà la difesa ha chiarito di non essere mai stato presente tale materiale, sono state fatte delle ricerche di materiale pornografico che lo stesso Bossetti non ha mai negato di aver visionato.
Inoltre, tra Massimo Bossetti e Yara non c’era alcun collegamento, non si erano mai visti e conosciuti. Non solo, al muratore di Manoppello è stato riscontrato l’aggancio alla cella telefonica del luogo in cui Yara è stata trovata morta ma poteva corrispondere anche alla cella di casa sua.