Il caso Graziosi fu un atroce fatto di cronaca nera avvenuto dell’immediato dopoguerra. Il celebre musicista Arnaldo Graziosi venne condannato per la morte della giovane moglie
Uno dei casi di cronaca nera che scosse l’Italia nell’immediato dopoguerra fu quello legato alla giovane Maria Cappa. La donna aveva solo 24 anni quando morì il 21 ottobre 1945 uccisa tramite un colpo di pistola Beretta calibro 9. Si trovava in una pensione di nome”Villa Igea” a Fiuggi.
A dare notizia della sua scomparsa fu il marito, il 32enne Arnaldo Graziosi, molto conosciuto nell’ambito musicale per essere uno dei più talentuosi pianisti dell’epoca. A lui si devono, per esempio, le colonne sonore di film come “Salò o le 120 giornate di Sodoma” di Pier Paolo Pasolini e “Al di là del bene e del male” di Liliana Cavani. Graziosi dichiarò che la moglie si fosse suicidata. A supportare tale tesi vi era anche un bigliettino scritto dalla stessa Cappa in cui si leggevano le seguenti parole: “Quando leggerete queste righe il mio martirio sarà finito. Troppo a caro prezzo sto pagando la sola leggerezza della mia vita. Per mia figlia, per quelli che mi amano io debbo andarmene”.
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Il racconto di Arnaldo Graziosi del presunto suicidio di Maria Cappa non convinse gli inquirenti. Faceva acqua da tutte le parti. Come detto, si trovavano in una pensione. Nessuno udì il musicista urlare al momento del ritrovamento del corpo della moglie: avrebbe dovuto essere minimamente sconvolto.
Invece, prima di dare la notizia della morte della consorte si lavò e si vestì in maniera impeccabile e anche di fronte al proprietario dell’albergo rimase impassibile riferendo ciò che era avvenuto.
S’indagò oltre. Dubbi e ombre ricoprivano anche il biglietto che aveva lasciato Maria Cappa. Inoltre, sembrava che Arnaldo Graziosi avesse un ottimo movente per uccidere la moglie. A quanto pare intratteneva una relazione con una sua studentessa, una ragazza di 18 anni di nome Anna Maria Quadrini. Lo stesso Graziosi ammise poi la loro liaison: “Si trattava di ‘amicizia’ basata soprattutto sui comuni ideali artistici”.
Iniziò un lungo processo che tenne l’Italia con il fiato sospeso durante il quale venne anche messa in discussione anche la virtù della giovane Maria Cappa per screditarla davanti al giudice. Graziosi fu difeso da avvocati illustri come Giovanni Porzio e Armando Riccardi.
Tuttavia, per lui non ci fu nulla da fare: venne condannato a scontare ventiquattro anni nel carcere di Frosinone per uxoricidio.
L’intervento della figlia Andreina (avuta proprio con la moglie) gli valse la grazia dal presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi e venne liberato nel 1959. Arnaldo Graziosi si risposò nel 1962 con una cantante lirica spagnola. Nel 1997, all’età di 84 anni, si suicidò gettandosi dal balcone della sua casa di Grottaferrata, portandosi nella tomba il segreto di cosa avvenne veramente quella notte del ’45.
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