Il delitto dell’Ermellino: la storia della contessa Pia Bellentani e di come una folle gelosia la portò a un omicidio impulsivo e inaspettato. Fu il caso che scosse l’aristocrazia italiana del secondo dopoguerra
L’impulsività, la gelosia, la ferocia omicida non conoscono estrazione o ceto sociale. Ne è la prova la storia di Pia Caroselli, nata nel 1916 a Sulmona, giovane donna della medio borghesia abruzzese.
Da giovinetta sognava il principe azzurro e credeva di averlo trovato nella figura del conte Lamberto Bellentani, conosciuto nell’esclusiva località sciistica di Cortina d’Ampezzo. L’uomo venne affascinato immediatamente dagli occhi azzurri e della chioma corvina della bella Pia, nonostante ella avesse solo 22 anni e lui, invece, aveva già superato i 40. La loro storia sembrava uscita da un romanzo rosa. Dopo l’incontro sulle Dolomiti si persero di vista. Il conte non riusciva a darsi pace senza rivedere la giovane che gli aveva rubato il cuore. Il caso volle che fosse proprio la nipote di un suo amico banchiere al quale stava confidando le sue pene. Fu così che si ricongiunsero. Pia Caroselli divenne la contessa Bellentani. I due ebbero due figlie: Flavia e Stefania.
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La contessa Pia Bellantani: la gelosia la trasformò in un’assassina impulsiva
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Poteva concludersi così questa storia di altri tempi. Invece, purtroppo, le cose non andavano troppo bene tra Lamberto e Pia Bellentani. Presto la differenza d’età si fece sentire e la monotonia divenne protagonista all’interno del loro matrimonio.
Iniziarono a frequentare un’altra coppia formata da Carlo Sacchi, industriale della seta, e sua moglie Lilian Willinser, un’ex ballerina tedesca. Quest’ultima aveva una mentalità assai aperta; era ben consapevole delle scappatelle del consorte ma sembrava non curarsene, anzi non ne era affatto turbata. Preso anche Pia Bellentani infoltì le fila delle conquiste di Carlo Sacchi. Ma lei non era come le altre, non era una di cui potersi disfare a piacimento.
La contessa, inoltre, sembrava nutrire un sentimento molto forte per Sacchi che andava ben oltre l’attrazione, fino a sfociare nella vera e propria ossessione. Sacchi iniziò a rifiutarla e a interessarsi a un’altra giovane donna: Sandra Cozzi, detta Mimì.
Per Pia Bellantani si trattò di un affronto immane e di un dolore che le squarciò l’anima. La sera del 15 Settembre 1948 erano tutti invitati Villa d’Este, sulle rive del Lago di Como, per la presentazione di un defilè di moda organizzato dalla famosa sarta milanese Biki. Seguirono cena e serata danzante fino a notte inoltrata.
Il conte Lamberto Bellentani chiese alla moglie Pia di fargli la cortesia di prendergli il soprabito poiché era giunto il momento di tornare a casa. L’uomo portava sempre con sè una rivoltella. La contessa ne era ben consapevole. La prese e la nascose sotto la sua stola di ermellino.
Raggiunse Carlo Sacchi che stava sorseggiando un drink al bar. Alla vista della sua exa amante iniziò a rifiutarla, insultandola addirittura, provocando rabbia e umiliazione. Fu così che la contessa estrasse la pistola e gli sparò in pieno petto, uccidendolo. Poi rivolse l’arma verso di sè ma non riuscì a togliersi la vita, non vi erano più proiettili.
Il caso, ovviamente, ebbe un enorme impatto mediatico. La contessa fu arrestata e condotta al carcere di San Donnino a Como. Durante il processo venne dimostrata una semi-infermità mentale. Fu condannata a dieci anni di galera, tre dei quali scontati in un manicomio criminale. Il marito rimase sempre al suo fianco.